critiche

Angelo Baiguini

Giamaria Bonà torna… e sorprende. Ancora una volta l’artista brianzolo cambia strada, proseguendo nella sua tortuosa ricerca, fatta di caparbietà e coraggio. E lo fa andando oltre… Ma
il suo è un “andare oltre” fisico, che travalica i confini dell’arte come l’abbiamo intesa sino ad oggi. Le sue nuove opere infatti superano i confini della “tela” per coinvolgere anche la cornice, a dimostrazione di come lo spazio tradizionale, vada ormai stretto all’artista brianzolo. L’opera quindi nasce e si sviluppa unita al suo supporto, che ne diventa un impresindibile accessorio. Una di mostrazione della necessità di Bonà di occupare nuovi spazi, andando oltre la “semplice” opera d’arte.
Ma l’artista ricorre anche a tecniche e materiali inediti, per sperimentare nuovi orizzonti, dove la “tela” come la immaginiamo noi, lascia il posto al metallo, a una materia nobile che difficilmente accoglie l’imprinting della mano dell’artista. A Ed è per questo che Gianmaria Bonà affida agli “acidi” il compito di dare un’anima alla fredda superficie metallica. Lascia alla “base” e al “colore” la libertà di trovare il giusto equilibrio, attraverso forme e immagini esclusive e inedite.
Anche questo, che già basterebbe a testimoniare il coraggio di una ricerca estrema, non appaga fino in fondo l’artista, che sente il bisogno di far emergere un “segno” forte. E ancora ricorre al metallo nella sua versione più liquida, per creare forme che segnano l’opera. Ma è il bisogno di evadere, quasi a voler sfuggire agli spazi tradizionali, a caratterizzare l’opera, che spesso si richiama ad un oggetto esterno, legato in modo indissolubile con le sue forme all’opera centrale. Quindi opere che dalla “tela” si propagano alla cornice per poi cercare un punto d’incontro estremo, rispetto all’opera stessa, ma al tempo stesso legato attraveso le forme, come un invisibile cordone ombelicale che unisce la madre con la propria creatura.
E’ evidente che Gianmaria Bonà ha intrapreso una nuova strada, un percorso di cui oggi lui stesso fatica a intravedere il punto d’arrivo. Un percorso che è però già scritto a caratteri di fuoco sulla sua vena artistica.

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